
Una delle storie inserite all'interno di Dusk.
Due giorni dopo, all’alba.
L’auto di Josef si ferma di fronte all’enorme cancello che fa da ingresso principale al complesso di costruzioni all’interno del quale lui dovrà trasferirsi e lavorare. Il giovane e rampante nuovo assunto scende alla svelta e fissa eccitato le piccole case di pietra che si radunano davanti ai suoi occhi, cercando di capire quale potrebbe essere quella destinata alla sua ricerca, mentre l’autista si affretta a scaricare le valigie, facendo bene attenzione a non urtare la strumentazione all’interno.
La giornata non è delle migliori...sempre la solita nebbia che da giorni soffoca la luce del sole mattutino.
“questo cielo mette addosso una gran tristezza, vero?” dice allo chauffeur.
“proprio così, dottore. Sembra che andrà avanti una settimana, tutte le mattine, almeno da quello che mi hanno detto. È uno schifo. Almeno nel pomeriggio, però dovremmo avere il cielo pulito!”
“Speriamolo o finiremo per intossicarci tutti quanti!”
Superata la soglia del cancello, josef mostra il suo documento identificativo all’uomo di guardia all’ingresso, che esegue un controllo minuzioso sul registro delle presenze giornaliere prima di dare il benestare, sfoderando un sorriso di cordialità che va a sostituirsi all’aria severa e sospettosa di prima:
“Benvenuto, dottore! Ha fatto buon viaggio?”
“Non mi lamento. Il responsabile medico è già arrivato?”
“Sì. La sta aspettando. Le faccio strada. Può lasciare le valigie in guardiola. Ho già avvisato perché le portino nel suo alloggio fra pochi minuti.”
Il nuovo dottore segue la guardia percorrendo tutto il cortile e dirigendo speditamente verso un fabbricato recante il numero dieci sulla porta di metallo.
“Vedo che curate molto la sicurezza, in questo posto!” commenta Josef con soddisfazione.
“Sì dottore. In precedenza non era così ma le ultime direttive si sono dimostrate ben chiare a riguardo. Con i tempi che corrono non possiamo permettere che i lavori eseguiti nei nostri laboratori vengano a contatto con occhi indiscreti...specialmente adesso, dopo il suo arrivo. Mi permetta di dirle che è un onore averla qui. La conosco di fama e so che quello che sta cercando di fare ha dell’incredibile. Spero di tutto cuore che abbia successo!”
“La ringrazio dell’elogio, soldato ma quello che sto cercando di fare è in armonia con la mia professione. Dopotutto, il compito di ogni medico è quello di migliorare la qualità della vita delle persone. Se i miei studi dovessero essere coronati dalla vittoria...la vita di ognuno di noi subirà un’impennata di qualità che non abbiamo mai neanche osato sperare!”
“Purtroppo non tutti la pensano così...” replica il militare con un velo di rabbia mista a tristezza.
“Lo so...” condivide Josef “La storia ci ha insegnato d’altronde che la genialità a volte risulta incompresa e viene attaccata senza pietà. D’altronde...è nella natura umana sforzarsi di distruggere quello che non si riesce a capire. Ma sono sicuro che il tempo ci darà ragione e non soltanto per quello che riguarda i miei studi medici.”
Un paio di giri per far scattare il chiavistello e dare l’accesso al nuovo arrivato.
Come se stesse aspettando l’evento da tutta la notte, una figura robusta si staglia all’inizio del corridoio bianco illuminato dalle fredde luci al neon, che traggono riflessi bizzarri sui capelli corvini carichi e soffocati di brillantina. Una rasatura perfetta descritta anche dal profumo del dopobarba lasciato sulla pelle che arriva alle nari del novizio. Le mani incrociate dietro la schiena ed il camice pulitissimo quasi più elegante di uno smoking, che conferisce un alone di soggezione e rispetto.
Ed è con doveroso rispetto che Josef si rivolge alla persona che lo stava attendendo e che gli stringe la mano con vigore:
“Dottore, benvenuto.”
“Dottor Wirths? Incontrarla di persona è un privilegio.”
“Lo stesso potrei dire di lei...così giovane e così pieno di talento; sono ansioso di vederla all’opera.”
“Nervoso?”
“Dovrei esserlo?”
“Beh...molti lo sarebbero eccome. Questo è il suo primo giorno.”
“Sarà l’eccitazione di essere qui, dottor Wirths...ma non mi sento né nervoso né stanco. Se lei non ha nulla in contrario, anzi, vorrei mettermi al lavoro quanto prima.”
“Lodevole! Davvero lodevole...e non vedo perché non debba accogliere la sua richiesta...c’è solo un piccolo esame a cui voglio sottoporla...niente di che ma fondamentale allo stesso tempo per svolgere al meglio questo lavoro!”
Di colpo, la porta alla loro destra si apre, lasciando uscire un altro medico in uniforme da sala operatoria. Il camice verde sporco di sangue... molto sangue, così come sono rossi i guanti di lattice e l’espressione è decisamente afflitta come di chi ha appena perso un paziente sotto i ferri.
“Dottor Scheffer. Qual è il problema?” chiede Wirths al collaboratore.
“Stava andando tutto alla perfezione. Avevo già eseguito il trapianto e stavo richiudendo quando le funzioni vitali sono collassate di colpo. L’abbiamo perso nel giro di pochi minuti. Evidentemente, il fisico non era abbastanza forte.”
“Non me ne stupisco in realtà. Appena entrato in sala operatoria ero certo che non sarebbe andata a buon fine. Troppo gracile per resistere. Ma non è il caso di farsene un cruccio, Scheffer. Nel nostro mestiere dobbiamo accettare anche le sconfitte, come anche lei sa bene. È invitato nel mio alloggio, stasera. Ci rilasseremo in compagnia di un buon bicchiere del vino francese che ho ricevuto questa mattina.”
Percorsi pochi passi ancora, Josef ed il dottor Wirths arrivano di fronte ad una porta, l’ultima del corridoio e lì si fermano.
“Pronto per il suo piccolo test, Josef?” domanda incuriosito il primario della struttura.
“Lei non mi fa compagnia?”
“Ho altri pazienti da visitare. Ma aspetto anche lei nel mio alloggio questa sera. In sala operatoria c’è già la sua equipe ad attenderla per darle il supporto necessario.”
Dopo aver osservato il suo capo percorrere a ritroso il corridoio, Josef apre la porta di fronte a lui e fa il suo ingresso, per la prima volta, nella sala operatoria mostrandosi deciso, quasi spavaldo. Attorno al tavolo, il carrello dei ferri del mestiere e quattro medici, pronti ad appoggiarlo. Tutti accolgono il nuovo arrivato con sincero rispetto e fanno posto vicino al paziente.
Ora Josef non è più nervoso...si sente calmissimo. Incredibilmente rilassato e desideroso di iniziare il procedimento. Regala un mezzo sorriso all’equipe e si avvicina lentamente posando gli occhi sul viso sofferente dell’uomo sdraiato sul lettino...il paziente che presto sarà completamente nelle sue mani.
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